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martedì 19 marzo 2013

LA VISIONE DI HAWKING: La salvezza nella supertecnologia





Stephen Hawking, lo scienziato teorico dei buchi neri, esprime una opinione estrema sulla scienza e sulla storia umana. Nella sua spiegazione dell’universo, Hawking, dopo aver condiviso in via teorica la “teoria del tutto” che vede interconnesse le leggi fisiche secondo costanti proprie del nostro universo, tende a vedere nell’intelligenza un “fenomeno locale” e giudica gli uomini   poco più che scimmie evolute su un unico pianeta. Hawking non crede che l’universo sia il frutto di un disegno intelligente, ma lo riporta ad un fatto statistico: esistono infiniti universi paralleli e il nostro si caratterizza per alcune variabili fisiche (ad esempio la quantità di massa dei quark) tali da aver generato le molecole della vita in particolari situazioni locali. La nostra intelligenza è parziale e capace di comprendere solo realtà fisiche locali e incomplete ( come affermato da Godel nei suoi teoremi dell’incompletezza). Tutto ciò che è interno al sistema, compresa la nostra intelligenza, non può infatti comprendere il tutto. L’intelletto umano, pur nei suoi limiti, è in grado però di sviluppare la tecnologia che è una risorsa a doppio aspetto: da una parte consente all’uomo di progredire nella conoscenza e nella potenza sulla materia, dall’altra è capace di portare all’estinzione della vita. Ma è nella tecnologia e nel suo sapiente uso che Hawking vede la salvezza dell’uomo e le possibilità dell’intelligenza di espandersi. Qui la posizione di Hawking diviene radicale. L’uomo non potrà a lungo salvare la Terra da un destino di distruzione. Troppi sono i pericoli che circondano il nostro pianeta, anche se il peggiore si sta rivelando quello interno ad esso: lo sviluppo tecnologico senza limiti della società umana. Sarà tuttavia la tecnologia, portata alle estreme conseguenze, che permetterà una via di fuga verso altri pianeti e poi altri sistemi solari. Lo scienziato dei buchi neri propone di intensificare le ricerche e gli studi  per consentire i viaggi interplanetari, ad esempio Marte . Il pianeta rosso potrebbe essere un luogo dove la nostra civiltà potrà costruire città con una tecnologia che permetta di sopravvivere a certe condizioni avverse. La Terra sarebbe, in questa ottica, un pianeta da sfruttare fino in fondo fino all'esaurimento delle risorse per consentire agli uomini la futura espansione. Ma le osservazioni degli astronomi consentono di spingere oltre la fantasia. Sono stati individuati pianeti (in genere poco più grandi della Terra) in sistemi solari abbastanza vicini a noi nella nostra galassia. Alcuni sono ad una distanza di circa venti anni luce, e recentemente è stato scoperto un pianeta che potrebbe essere abitabile intorno a Tau Ceti che dista da noi  12 anni luce. Nella visione di H. la storia umana è finita, come affermava il  filosofo Fukuyama, ed oggi si può parlare solo di storia della tecnologia con cui la nostra civiltà ormai si identifica. La tecnologia sarà all’origine dell’esaurimento delle risorse naturali della Terra e della devastazione irreversibile del suo ambiente, ma la salvezza dell’uomo sarà comunque legata alle scoperte tecnologiche, come ad esempio i nuovi motori in grado di raggiungere velocità nello spazio che ci consentano di viaggiare fino alle stelle vicine. Lo scienziato immagina la costruzione di grandi astronavi in grado di viaggiare a 10-20 volte la massima velocità raggiunta al giorno d’oggi (la sonda Vicking attualmente in viaggio al limite del sistema solare) in maniera da consentire la vita di una o più generazioni a bordo, fino al raggiungimento della terra promessa. La visione di H. è però un azzardo, un misto tra super-tecnologia e visionarismo millenaristico,  che rischia di non farci vedere che la salvezza è molto più vicina a noi, tanto vicina che non riusciamo a vederla nella sua chiarezza. La salvezza, al contrario di quel che crede Hawking, potrebbe stare proprio nella comprensione da parte della scimmia evoluta, che il suo posto sta sulla Terra insieme alle altre specie viventi, e che la tecnologia torni ad essere non una sfida al pianeta, ma un modo per viverci in armonia con la natura.

(Le affermazioni di S. Hawking sono tratte dal dvd da lui curato sull'Universo e la teoria del tutto, edizioni Discovery).


4 commenti:

  1. Con tutto il rispetto, mi sembra che Hawking stia un pelino esagerando con la fiducia nella tecnologia.
    Troppa fantascienza: se semplicemente cominciasse a mancare la corrente, voglio vedere la sua sedia a rotelle iper tecnologica quanto durerebbe. Ah, già, funziona a batterie solari.
    Immagino sia in dotazione di tutte le ASL italiane.

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  2. Hawking ci spieghi come realizzare una cosa come il terraforming poi parliamo dell'eventualità di comportarci come gli sciami di cavallette saltando da un pianeta all'altro una volta che questo ha esaurito le sue risorse.

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  3. Ma poi è proprio il concetto di "prima esauriamo le risorse qui e poi terraformiamo Marte" che è atroce e demenziale. Definirlo antropocentrico mi sembra un eufemismo.

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  4. non è nemmeno antropocentrismo
    mi pare più paratissismo elevato all'ennesima potenza

    Manca un contradditorio al pensiero anglo-centrico di cui Hawking è figlio.
    Un pensiero che negli ultimi secoli si è imposto a livello planetario venendo poi seguito acriticamente.


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