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mercoledì 21 dicembre 2016

La produzione di massa

Quando sento gli ecoingenui della decrescita felice non riesco a non ridere, anche se sommessamente. La loro ingenuità estrema arriva ad ipotizzare una decrescita della produzione in un mondo dove invece tutto corre verso una veloce trasformazione delle strutture industriali nel senso della produzione di massa.La produzione non decrescerà ma continuerà a crescere, almeno finché crescerà la popolazione del pianeta. La Cina rappresenta in maniera paradigmatica la globalizzazione che sta interessando tutto il mondo e fornisce un modello per quello che accadrà nei prossimi anni in tutto il pianeta. Se analizziamo le modalità con cui nascono i nuovi quartieri delle città cinesi vediamo come paradossalmente si realizzi uno dei capisaldi teorici del marxismo, ossia come le sovrastrutture rappresentate dalla cultura, dai valori, dalla fruizione del tempo, dall'intrattenimento e gli aspetti "ludici" (una volta si sarebbe detto spirituali) della vita, vengano generati dalla struttura produttiva e ne siano un derivato diretto, senza mediazioni. In Cina interi quartieri vengono edificati come strutture di servizio di fabbriche industriali e progettati per massimizzare l'economicità nella realizzazione dei prodotti. In questo modo la vita umana viene ridotta a elemento secondario di servizio della struttura produttiva materiale. Spesso decine di edifici servono a contenere gli operai, gli addetti con relative famiglie e gli impianti di servizio connessi ad una determinata linea produttiva di una sola fabbrica o, a volte, di un unico particolare prodotto industriale. Le strutture abitative sono modulari, ridotte all'essenziale e con tipologie ripetitive e realizzate su scala di migliaia di unità. Esistono quartieri cinesi, in genere alla periferia delle grandi città, con migliaia di abitanti che lavorano ad impianti dedicati alla realizzazione industriale di un condizionatore, di un motore o addirittura di un cuscinetto meccanico. La scala di produzione, con la globalizzazione dei mercati, diviene idonea ad un mercato mondiale e i numeri di produzione di un prodotto raggiungono livelli mai visti. La megalopoli si trasforma generando quartieri dedicati a soddisfare esigenze del mercato globale. La vita di migliaia di persone è regolata secondo i ritmi della produzione. Anche il tempo libero e lo svago sono programmati per assicurare ritmi e turni di lavoro adeguati alla produzione su scala di massa.
I prodotti al tempo della globalizzazione e dell'esplosione demografica stanno rapidamente cambiando. Esaminando il prodotto e i cambiamenti che lo interessano possiamo comprendere molto della società che si sta preparando. Già Ford nei primi anni del 900 introdusse in america la catena di montaggio dove la produzione veniva standardizzata e i singoli pezzi della catena uniformati per i grandi numeri. La catena di montaggio assicura economie di scala e l'implementazione della produzione di massa. Oggi il prodotto industriale deve essere pensato per milioni di consumatori, a volte miliardi. Prima di progettarlo vanno fatte indagini di marketing su grandi numeri di potenziali consumatori (esistono società apposite). Il prodotto può persino perdere la caratteristica di marchio e venire standardizzato per molti produttori diversi su linee di produzione globali. Una caratteristica importante è la perdita delle distinzioni in base al luogo di provenienza: la delocalizzazione del manufatto comporta che esso deve perdere ogni riferimento ad un territorio particolare in quanto è destinato ad un mercato globale. Il prodotto tradizionale, quello artigianale, legato ai luoghi (come ad esempio le manifatture,i prodotti tipici o i vini o certi cibi) divengono prodotti di nicchia, sempre meno adatti alle grandi catene commerciali. Se un prodotto locale ha un grande richiamo viene ridotto a fake e imitato su scala globale. La produzione uniforme di milioni di pezzi trasforma l'impresa industriale rendendola indipendente dal paese di produzione e dedicata al mercato globale (imprese multinazionali).I prodotti di massa nella loro uniformità rendono uniformi e globali i mercati. Una volta uniformati i processi su vasta scala, la catena di montaggio non può che accelerare. Queste imprese necessitano di una crescita continua della produzione. Ricorrere a mercati sempre nuovi può tirare per un po' ma poi non basta più. Debbono crescere i consumatori.La sovrappopolazione è la condizione ottimale per queste imprese di produzione di massa e gli alti tassi di natalità costituiscono un pre-requisito della strategia commerciale estesa ai temi lunghi . La sovrappopolazione consente non solo di espandere i mercati ma anche di avere a disposizione una manodopera a basso costo.
Il prodotto di massa ha un'altra caratteristica: non è progettato per rispondere alle esigenze del consumatore. Il prodotto massificato è assolutamente inutile. O meglio, la sua utilità è marginale. Se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che fino a pochi anni fa abbiamo vissuto benissimo senza. Prendiamo ad esempio il cellulare, tipico prodotto di massa. Fino a pochi decenni fa non esisteva e nessuno ne sentiva la mancanza. Il prodotto di massa non risponde ai bisogni, ma li genera. E' un inutile superfuo di cui però si ha necessità . La necessità deriva dalla narrazione virtuale di massa: chi non ce l'ha è fuori dalla narrazione globale, non appartiene alla contemporaneità. La logica che sta dietro al prodotto di massa è quella del discorso pubblicitario. Questo indirizza i desideri del pubblico, al di là dei bisogni reali. Il prodotto assume una sua autonomia, non dipende più dalla domanda e dall'offerta spontanea di una società più o meno complessa. Viene ideato per creare un mondo di riferimenti (attraverso la pubblicità, gli stili di vita indotti ecc.), una aspettativa che costituisce una sorta di nuova mitologia. A differenza delle vecchie mitologie che appartenevano alla tradizione e venivano ereditate, le nuove mitologie si identificano con i prodotti stessi che orientano le masse attraverso una narrazione virtuale che diviene reale al prezzo del prodotto venduto.Il nuovo mito non richiede una morale, come nel caso dei miti religiosi, ma un prezzo. In un mondo così l'unico valore rimane il denaro. Finisce l'arte e la poesia, subentra il mercato e il prodotto. La libertà, nella produzione di massa, è pura apparenza. Il consumatore non sceglie il prodotto ma viene scelto dal produttore che lo individua come target di mercato, indirizzandone i gusti e le aspettative. La pressione sociale di miliardi di persone annulla le individualità, le preferenze personali, le scelte indipendenti per la massificazione dei grandi numeri. Il prodotto non si adatta alla vita degli uomini, ma è l'esatto contrario. Le scelte della vita non si fanno più in base ad appartenenze o a ideologie che si condividono. Le grandi scelte si fanno per reperire e usufruire dei prodotti. Il fenomeno delle aspettative create dal prodotto è alla base, ad esempio, dei fenomeni che concorrono alla migrazione. Si tratta di una scelta radicale, che non dipende da motivazioni religiose o etniche o culturali. Alcune indagini sociologiche condotte sugli immigrati mettono in risalto il ruolo giocato dai media, in particolare tv e internet, nel creare aspettative di fruizione di prodotti e di vita più comoda che spingono i residenti in aree depresse economicamente ad intraprendere il viaggio della vita verso un mondo virtuale più che reale. E' il prodotto che muove le masse.
E' molto importante nella nuova economia basata sulle grandi masse di consumatori che il prodotto abbia una breve durata. La produzione sui grandi numeri ha bisogno di essere sempre pienamente funzionante quindi non tollera periodi di bassa resa. Per mantenere alto il livello di produzione il prodotto si deve rinnovare continuamente e quello già venduto deve essere costruito in modo da autoestinguersi dopo un periodo limitato di tempo (prodotti a durata programmata). La produzione moderna sforna oggetti di alta complessità tecnologica. La complessità tecnologica comporta il rapido superamento tecnologico e la vetustà del prodotto il quale va sostituito rapidamente anche se ancora funzionante.La tecnologia cambia continuamente e con essa i prodotti industriali. L'informatizzazione assicura un controllo totalizzante sui prodotti e la loro quota di virtualità che contribuisce a renderli effimeri. L'elaborazione e la diffusione sul web è oggi parte determinante della massificazione: il prodotto esiste solo su grandi numeri e per raggiungere questi numeri di produzione e consumo deve essere visibile nel mondo virtuale e su scala planetaria. Il web decreta se un prodotto può stare ancora sul mercato; oppure cedere il passo. L'interconnessione in rete di miliardi di consumatori assicura la pubblicizzazione e la operazione di marketing necessaria a commercializzare ogni oggetto facendolo entrare nella dimensione pubblica (con aspetti che ricordano la produzione di miti nelle società pre-moderne).
La globalità del mondo virtuale pubblicitario rende sovranazionale e delocalizzata la produzione e questa genera un sistema finanziario che è ugualmente sovranazionale e virtuale. Il sistema delle bolle finanziarie, prodotte dalla virtualità delle merci e dei mercati, ha contribuito a portare l'occidente alla attuale crisi economica. Il sistema sovra-produce e i mercati inseguono senza bastare mai. Soltanto la crescita continua dei consumatori evita il collasso finanziario. Per i poteri della grande finanza i tassi di natalità sono come le miniere d'oro per i cercatori al tempo della grande corsa all'oro in nord america. Per questo finanza e grandi imprese non fanno nulla per arginare l'esplosione demografica e diffondono l'ideologia dell'accoglienza multietnica e dei diritti globali. Il consumatore non ha etnia così come il lavoratore a basso costo. Ma per quanto ancora il pianeta sosterrà l'infernale meccanismo?

25 commenti:

  1. > gli ecoingenui della decrescita felice

    Ecoingenui un pipo.
    Il Giappone (che non è certo San Marino, un paese baluba oppure la frazione Pelagatti nell'appennino piacentino) è un paese nel quale, per molti anni, il PIL è stato stabile o in legger a decrescita. Ma, cosa importante, la popolazione giapponese è calata più rapidamente, portando ad un AUMENTO non trascurabile della fetta di servizi, risorse, energia PRO CAPITE, ad un aumento della qualità di vita.

    Gli ingenui (?) sono i cretini crescitisti che pensano che si possa aumentare esponenzialmente all'infinito il metabolismo ecomomico "consuma risorse non rinnovabili - produci rifiuti (de facto) non biodegradabili in un mondo finito".

    Tra l'altro è a proprio a sinistra, che c'è una forte radice in questo marcio crescitista - progressista - tecnoteista: fu proprio Friedrich Engels, acerrimo nemico di Malthus e suo detrattore menzognero, a teorizzare che i prodigi della tecnica avrebbero potuto superare ogni limite, anche fisico.

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    1. "la popolazione giapponese è calata più rapidamente,"

      Sei sicuro che sia calata rapidamente, e non sia solo rimasta stabile?

      Sui siti di economia ho sentito spesso agitare lo spauracchio della demografia in calo dei giapponesi, ma cio' e' quello che temono economisti e speculatori finanziari, che aborriscono non tanto la diminuzione della popolazione, ma il solo fatto che non aumenti. Per loro un NON aumento e' gia' un disastro. Il giappone e' un paese incredibilmente affollato, ha il doppio degli abitanti dell'italia sulla stessa superficie montuosa, sono in 130 milioni circa! (ed e' per questo che era una nazione estremamente aggressiva e imperialista, finche' non gli si sono con la forza smussati gli artigli - e lo sarebbe ancora se gli fosse permesso, probabilmente)

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    2. Qui riporta un -0,7% nell'ultimo quinquennio.

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  2. Mi riferisco a quella parte dei decrescitari, come Latouche ad esempio, che pensano sia possibile una decrescita della produzione e dei consumi, in presenza dell'attuale crescita esplosiva della popolazione. In questo senso, anzi, mi riferisco al movimento della decrescita nel suo complesso.

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  3. Sul resto, poco da eccepire.

    Putroppo la visione marxista degrada l'uomo a "ubo digerente" (per usare la metafora di mio padre).
    Tutto è giustificato all'aumento delle quantità materiali, alle omologazioni ugualiste.
    In questi giorni la signora Boldrini è tornata a rimartellare la catechesi basata sul falso che i "doni, ricchezze, opportunità, gioiosi fratelli, multiculturalità" sarebbero utili per l'economia, il PIL, per pagare le pensioni e altre sciocchezze per imbecilli del genere.
    Tutto si giustifica per la crescita, per il progresso, per l'aumento del PIL.
    None esistono più valori, più grandezze che non abbiano una funzione economica.
    la visione marxista e l'ugualismo che ne è causa ed effetto, degrada il mondo all'omologazione globalizzata, siano processi, persone o strutture si alimenta di crescita della mediocrità, della sua diffusione, della creazione di consumi per non-bisogni indotti.

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  4. Ad esempio, in Emilia, dove i post comunisti non hanno perso il loro DNA industrialista, anelante all'omologazione informe uniforme di massa, ma in generale nell'Europa dei tecnoburocrati (marxistoidi, postsovietici, priogressisti) le piccole realtà economiche, contadine, artigianali, commercianti hanno sempre più difficoltà per una ipernormazione sempre più pesante, vessatoria pensata per le GRANDI strutture industriali.

    Ecco perché considero più che mai, l'acquisto locale di prodotti locali, contadini, artigianali, di una eco-nomia, l'atto politico per eccellenza, che resiste a questa alienazione decisa da elite transcapitalistiche, apolidi, spesso marxistoidi-progressiste, sempre sì global, panmixiste.

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    1. I post-comunisti non esistono piu', il PD e' la nuova democrazia cristiana, dentro comandano ormai i cattolici.
      Siamo tornati alla situazione, in voga dai primi anni '60, di cattolici di sinistra al potere con comunisti che fanno finta opposizione, stavolta pero' tutto all'interno di un solo partito. PD = Pci + Dc, le iniziali non sono a caso. Il sogno antidemocratico di Moro, il compromesso storico col partito unico al potere (oggi detto partito della nazione), e' compiuto. Partito unico che peraltro si limita a ratificare decisioni di brussel.

      Piuttosto, le regioni tradizionalmente rosse sono quelle a maggiore vocazione di economia distribuita e anarcoide, di "piccolo e' bello", e anche per questo adesso che sono al potere centrale, si sono accorte che "il re e' nudo" cioe' che la loro retorica politica pruridecennale alla prova dei fatti e' fallimentare (infatti alle ultime regionali in emilia-romagna ha votato meno del 40 per cento, meno che in calabria...)

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    2. "per una ipernormazione sempre più pesante, vessatoria pensata per le GRANDI strutture industriali"

      Questo non e' dovuto solo ai comunisti nostrani, e' dovuto anche al fatto che la normazione europea e' guidata dai paesi piu' "avanzati" del nord europa, e fatta su misura per la loro organizzazione economica gia' esistente.

      Cosa che peraltro ai "comunisti" (ed ecologisti ed angurie varie!) nostrani va benissimo, non gli pare neanche vero poter dire "lo vuole l'europa", e cosi' lavarsene le mani.

      Quelle che per noi sono terribili vessazioni, per i paesi nord europei sono normazioni ex-post, cioe' norme che fotografano situazioni concrete gia' spontaneamente in essere, e si limitano a sanzionare e scoraggiare le eccezioni.

      Ed e' per questo che decliniamo sempre piu' perpendicolarmente, perche' siamo sottoposti ad una normazione che e' del tutto inadatta quando non apertamente in conflitto con la nostra naturale struttura socio-economica, e la sfavorisce pesantemente rispetto alle strutture del nord per cui e' adatta. Insomma siamo destinati a perdere in partenza, dato che l'abitro fa parte della squadra avversaria e cambia le regole continuamente e a piacimento di essa.

      Questo e' un ulteriore, definitivo aggravamento del tremendo problema che avevamo gia' in italia, la velleita' di costruire una stretta gabbia normativa a cui si dovesse giocoforza adattare ogni realta' del paese dalla sicilia all'alto adige. Assurdo. Con l'aggravante di rendere normativa e relativo sanzionamento sempre piu' oppressivi per non voler prendere atto che non e' che non e' applicato con sufficiente decisione, ma e' proprio il sistema stesso di normazione e sanzionamento che non funziona e non puo' funzionare.

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  5. Caro Agobit, può darsi che, per avere una decrescita della produzione sia necessario avere PRIMA una riduzione della popolazione, ma potrebbe anche avvenire l'opposto.

    Questo perchè i limiti ambientali ed energetici a cui ci stiamo avvicinando potrebbero, da soli, portare ad una contrazione della produzione.
    A quel punto, ne potrebbe derivare anche una decrescita della popolazione, ma come conseguenza.

    In ogni caso, complimenti per il post.

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    1. Sì, davvero un bel post. Pensa che volevo segnalartelo, ma l'avevi già letto e commentato! Non condivido però l'ironia dell'autore per i decrescisti come Latouche. Il post presenta la situazione come un processo di dimensioni colossali e inarrestabile. Solo gli stupidi, i decrescisti appunto, pensano - ma s'illudono soltanto - di potervisi sottrarre. Ma come giustamente osservi ci sono limiti ambientali ed energetici non facilmente superabili, anzi forse insuperabili. Agobit vede nel nucleare la soluzione dei problemi, almeno del problema energetico che però è alla base dell'intero processo. Lui vede nell'energia pressoché illimitata del nucleare l'unica soluzione per rendere la vita di dieci e passa miliardi d'individui meno infernale. Ma l'energia illimitata contribuirà al BAU fino all'inferno. Comunque mi è piaciuta nel post l'evidenziazione della correlazione tra BAU e necessario aumento della popolazione. Tanto è vero che ormai l'argomento della sovrappopolazione è completamente sparito nel discorso pubblico. Chi vi accennasse passerebbe subito per razzista e nemico del genere umano. Ormai il razzismo è come il prezzemolo, chiunque si opponga a qualcosa è razzista per definizione. Però anche gli antirazzisti sono razzisti, basta vedere come si atteggiano a gente dalla morale superiore. Per es. quel cesso della Boldrini (dare del cesso a qualcuno è hate speech?).

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    2. Sergio, sei inaccurato: un cesso ha una sua dignitosa utilità, quindi usarne il nome come appellativo per colei è assolutamente improprio. (cogli il sarcasmo)

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    3. "un cesso ha una sua dignitosa utilità"

      E proprio per questo e' in corso una procedura di sua accurata normazione e standardizzazione da parte della burocrazia europea:

      ec.europa.eu/jrc/en/publication/eur-scientific-and-technical-research-reports/development-eu-ecolabel-and-gpp-criteria-flushing-toilets-and-urinals-technical-report

      Nulla sfugge.

      Che mondo di deficienti.

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  6. quote:"Per i poteri della grande finanza i tassi di natalità sono come le miniere d'oro per i cercatori al tempo della grande corsa all'oro in nord america."
    certo che per essere grandi finanzieri ci dovrebbero arrivare che qui casca l'asino. non è sempre oro quello che luccica. poichè la crescita smisurata della popolazione è direttamente proporzionale alla diminuzione del potere d'acquisto, dati comunque i danni della corruzione di un paese come l'Italia e simili, cosa penseranno di vendere da qui a poco, aria fritta? con il 50% di disoccupazione a comprare saranno sempre i soliti quattro gatti e non a caso gli esercizi commerciali falliti spuntano come i funghi ogni giorno. continuo a chiedermi cosa daranno da mangiare alle prossime generazioni interi stuoli di disoccupati seriali, altro che compere e crescita economica

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  7. quote: "Debbono crescere i consumatori."
    già, peccato però che i loro stipendi non crescano e nemmeno di questo i grandi finanzieri si accorgono

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    1. "... e nemmeno di questo i grandi finanzieri si accorgono" Be', non credo che siano così ingenui. Troveranno la quadra anche per questo come è stato in passato: per vendere i prodotti ci volevano naturalmente acquirenti e bisognava perciò aumentare i loro salari, almeno di quel tanto che facilitasse l'acquisto dei prodotti. Se no come se la compravano gli Italiani la Cinquecento, una ridicola scatoletta che però fece la felicità di milioni di italiani (qui in Svizzera chiamavano la Cinquecento lo "zaino degli Italiani"). Del resto i prodotti, anche di qualità, sono sempre più accessibili (non quelli di lusso naturalmente). Pensa a Microsoft Office che vent'anni fa costava una cifra pazzesca (1'500 franchi) e oggi te lo tirano dietro per 145 franchi). Adesso assistiamo, per es. in Italia e anche altrove in Europa, a una nuova proletarizzazione con pressione sui salari per una manodopera eccedente. Ciò crea evidentemente problemi. Il risultato potrebbe essere una riduzione dello standard di vita, ma con l'accesso di quasi tutti ai nuovi prodotti di massa per la massa.

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    2. La "soluzione" potrebbe essere (e già è: guardati attorno) comprimere i prezzi comprimendo la qualità, rivestendo beni e merci di livello infimo di una pellicola lustra lustra di sogni e illusioni. Per ora il meccanismo funziona solo per i classici boccaloni ma, dando tempo al tempo, la necessità si farà cogente e sempre più numerosi saremo costretti a fare buon viso a cattivo gioco.

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    3. "a una nuova proletarizzazione con pressione sui salari per una manodopera eccedente"

      Non lo stanno facendo a caso neppure questo: l'obiettivo e' indebitare la gente per costringerla a lavorare per pagare il debito, anche se di suo sarebbe soddisfatta cosi' e avrebbe gia' tutto. Anatema! La gente non deve mai essere soddisfatta, altrimenti la megamacchina rallenta e magari si ferma pure.
      E se non riescono a indebitare il privato (cosa che in italia stanno cercando di fare in tutti i modi, dopo le insufficienti allo scopo imposte sui redditi, a suon di patromoniali), ti indebitano per la quota parte pubblica: lo Stato spende e spande e poi ti manda il conto del debito con gli interessi, composti e a sorpresa. E con la beffa del coglione di turno ai vertici del potere che ti dice che "gli italiani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilita', e ora e' giusto che paghino".

      Mascalzoni.

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  8. in Svizzera senz'altro sarà, dopotutto voi, a differenza degli italiani, avete un governo che bene o male ha a cuore i propri cittadini. fortunato te che ci vivi. dall'Italia, oramai, se ne vada chi può

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    1. ".... avete un governo che bene o male ha a cuore i propri cittadini" Non credo proprio, credo che nessun governo abbia a cuore i propri cittadini, nemmeno in Svizzera, il paese più ricco del mondo (ma non so domani. Diciamo che paesi di modeste dimension demografiche - come Svizzera, Norvegia, Svezia e Finlandia - sono avvantaggiati rispetto ad altri. La famosa democrazia diretta svizzera (è l'unico paese al mondo in cui i cittadini possono modificare la costituzione con un referendum propositivo) non può proprio funzionare in un paese come l'Italia o la Germania con rispettivamente sessanta e ottanta milioni di abitanti. Semplicemente impossibile. In più questi paesi nordici hanno uno spiccato senso civico e un elettorato moderato, basta pensare che gli Svizzeri hanno detto no al diritto alla casa, alle cinque settimane di vacanza, all'introduzione di un'imposta di successione federale. In teoria gli Svizzeri potrebbero votare sull'abolizione della democrazia e l'instaurazione di una monarchia (ma non hanno mai avuto dei re) o per un aumento salariale del 50% per tutti. Naturalmente non lo faranno mai perché non sono così scemi e sono appunto moderati, ben educati, pragmatici. La democrazia diretta funziona solo a livello locale (la Svizzera ha le dimensioni di una regione italiana, per es. la Lombardia).

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    2. La democrazia diretta funziona solo a livello locale

      Che la dimensione ottimale fosse quella di una regione l'ha insegnato l'italia, all'occidente, salvo poi dimenticarsene.

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    3. Una regione, con amplissime autonomie ai comuni (che quelli che li' chiamate cantoni hanno circa la dimensione del nostro comune dei tempi storici
      .

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  9. quote: "".... avete un governo che bene o male ha a cuore i propri cittadini" Non credo proprio, credo che nessun governo abbia a cuore i propri cittadini, nemmeno in Svizzera"
    sarà, ma mica in Svizzera ci si sta come in Italia, diventata purtroppo un paese da abbandonare in tutta fretta ove possibile

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  10. Quote: "In più questi paesi nordici hanno uno spiccato senso civico e un elettorato moderato, basta pensare che gli Svizzeri hanno detto no al diritto alla casa, alle cinque settimane di vacanza, all'introduzione di un'imposta di successione federale."
    vorrei ben vedere se i senzatetto italiani, gli anziani dalle ridicole pensioni a poco più di 300 euro, i precari a 700 euro al mese con famiglia da mantenere farebbero lo stesso per mantenere gli elicotteri privati dei parlamentari vitalizi. la Svizzera e i paesi scandinavi bene o male non sono i paesi delle banane

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  11. Questo articolo avrebbe potuto essere scritto, identico, due secoli fa ai tempi della rivoluzione industriale in inghilterra.
    Non dovremmo stupirci di quello che sta succedendo nei paesi emergenti a rapida industrializzazione, e' piu' o meno lo stesso di quanto e' successo qui a suo tempo, solo che ne abbiamo perso la memoria. Memoria corta, visto che, per l'italia, si tratta solo di 50 anni fa, sono ancora vivi e vegeti i protagonisti, non si tratta di due secoli fa come in inghilterra.

    "vediamo come paradossalmente si realizzi uno dei capisaldi teorici del marxismo"

    I teorici socio-politici dell'800, quando teorizzavano, lo facevano confrontando il vecchio mondo col nuovo, avendoli entrambi davanti agli occhi.
    E' piu' facile.
    "La grande trasformazione" (come disse poi polanyi) la vivevano in diretta.
    Vale per molti di loro, e non solo per i marxisti-idealisti: Simmel, Weber, Menger hanno scritto cose anche molto piu' perspicaci ed interessanti di Marx, a cui, in seguito, e' stato aggiunto ben poco, anzi forse e' stato tolto, aggiungendo tanta confusione.

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