Ho sempre sostenuto su questo blog che la risposta alla
crisi ecologica epocale che sta investendo il pianeta non può essere data con
una ricetta anti-modernista. La tigre va cavalcata. La tecnologia e la scienza sono
un destino dell’uomo e indietro non si torna, perché indietro non si può
tornare. Sostengo, al contrario di chi crede nella decrescita tout court e nel
ritorno all’economia agricolo-pastorale, che proprio dalla tecnologia e dalla
scienza verranno le svolte in grado di mutare la corsa al collasso ambientale
della biosfera. Tutti coloro che seguono il blog sanno che credo nella nuova energia
della fusione nucleare, credo nella automazione e nei sistemi tecnologici in
grado di assicurare una coesistenza tra uomo e ambiente terrestre. La lotta per
l’ambiente si fa utilizzando la modernità, non contrastandola. Il mondo si
avvia ai nove miliardi di abitanti e nonostante i nostri sforzi per invertire
la crescita demografica, tutto lascia credere che li raggiungeremo entro i
prossimi 10-20 anni. In questa situazione il processo di inurbamento della
popolazione continuerà a ritmi sostenuti in tutto il globo, Italia compresa.
Per questo mi sono dichiarato sempre favorevole alla edificazione di
grattacieli nelle moderne periferie delle grandi città, comprese quelle
italiane. Il processo di antropizzazione che sta rapidamente cambiando la Terra
avviene con un consumo di territorio sempre più veloce. L’espansione della
presenza umana sulla Terra non è tuttavia bidimensionale, ma tridimensionale, avviene
cioè per volumetrie. Nelle periferie urbane e nei progetti di urbanizzazione si
parla di “volumetria urbana” per indicare, in metri cubi, la trasformazione del
territorio. Al fine di ridurre il consumo di suolo e l’impatto ambientale di
una edificazione diffusa e deregolamentata, propongo quindi di utilizzare
quello che già avviene in tutte le megalopoli del pianeta: la volumetria in
altezza, l’edificazione di megastrutture (grattacieli) sviluppate in altezza
che abbiano sistemi di recupero e conservazione energetica tecnologicamente
avanzati. Illudersi che l’impatto della ulteriore crescita demografica non ci
sarà è appunto una illusione. L’impatto già esiste e l’arrivo di centinaia di
migliaia di immigrati alle nostre coste ne è solo un sintomo parziale.
L’espansione della cementificazione sul residuo territorio verde del nostro paese e in quello di tutta
l’Europa ne sarà il certo corollario nei prossimi anni. Per questo è necessario
prevedere l’espansione inevitabile della presenza umana e creare il nuovo ambiente antropizzato
utilizzando le migliori tecniche edilizie al fine di minimizzare la necessaria trasformazione ambientale. E’
soprattutto fondamentale
risparmiare il territorio verde, per conservarlo come territorio
agricolo o forestale e mantenere per quanto possibile il paesaggio naturale. A
tal fine le città che dovranno accogliere nei prossimi anni milioni di
cittadini non possono che crescere in altezza con edifici ad alta compatibilità
ambientale come i grattacieli di ultima generazione. Tale edilizia ha anche una
importante ricaduta economica e occupazionale.
Il Qatar ha comprato nei giorni scorsi con la cifra di 2 miliardi di
dollari il gruppo di grattacieli di Milano, appena costruito in occasione della
inaugurazione dell’Expo. La cifra, enorme in una economia stagnante come quella
attuale italiana, rende l’idea dell’importanza che possono rivestire le giuste
scelte urbanistiche ai fini di uno sviluppo del paese che sia al tempo stesso
eco-compatibile ed economicamente vantaggioso. L’alternativa è la crescita
caotica, dispersiva, ecologicamente disastrosa, di forte impatto e degrado
ambientale che ha caratterizzato l’urbanizzazione italiana dal dopoguerra ad
oggi, con edifici sciatti, mal costruiti, senza risparmio energetico, mal
coibentati, termodisperdenti e fortemente inquinanti. Le periferie delle grandi
città italiane testimoniano visivamente il fallimento del criterio
spontaneistico e caotico che ha dominato l’urbanistica italiana negli ultimi
decenni.
Le città italiane sono cresciute finora e crescono ancora
oggi per apposizioni spontanee, con una edilizia d’accatto fatta da famiglie o
da piccoli costruttori, spesso in maniera abusiva e comunque al di fuori di un
serio piano regolatore. La politica ha le sue colpe in questo disastro
urbanistico, architettonico e culturale italiano. Nessuno ha un disegno,
nessuno ha un criterio estetico (qualunque esso sia), non vi sono progetti
basati su un’idea di futuro. Nulla di nulla. Qualsiasi progetto suscita ripulsa
dai soliti nichilisti che odiano le imprese che utilizzano l’alta tecnologia,
viene osteggiato chiunque abbia un’idea di sviluppo delle città, un disegno
intelligente sul futuro. Tutto il processo di espansione edilizia, al
contrario, secondo costoro – tra cui
spiccano i famigerati movimenti sedicenti ecologisti- deve essere lasciato allo spontaneismo
popolare, l’unico concetto tollerato.
Il risultato sono la terzomondizzazione delle cittò italiane, il degrado
estremo della struttura urbana, la perdita della qualità della vita, il
contrasto tra le città vecchie dei centri storici ricche di arte e di bellezza,
e le periferie degradate.
Riporto qui di seguito un articolo tratto dal Corriere
sul grattacielo milanese Torre Solaria in cui si specifica alcune
caratteristiche della nuova costruzione insieme ad una breve intervista
all’architetto che ha guidato il progetto.
"Li incontri già
negli ascensori, in ciabatte o diretti verso i parcheggi sotterranei. Sono i
nuovi abitanti della torre Solaria, il grattacielo residenziale più alto
d'Italia (143 metri di altezza), che svetta nel nuovo quartiere di Porta
Nuova-Varesine sviluppato da Hines Italia Sgr. Solamente in una decina hanno
già preso possesso delle loro abitazioni, ma i rogiti vanno avanti velocemente
e l'85% delle
unità sono già state vendute. Presto la torre verrà quasi
interamente popolata dai suoi inquilini. «Sul mercato il progetto ha avuto
subito un grande successo», afferma l'architetto Bernardo Fort-Brescia che
insieme a Laurinda Spear dello studio Arquitectonica
di Miami ha disegnato le torri Solaria e Aria (rispettivamente 34 e
17 piani). L'architetto ci ha accompagnato in un tour esclusivo a visitare gli
interni del grattacielo.
Alcuni nuovi
residenti appena insediati è possibile già incontrarli in ascensore. Alcuni
indossano vestiti comodi o addirittura solamente una tuta. Non è di certo
perché non si possano permettere abiti più eleganti, visto che per acquistare
una casa da sogno nel grattacielo in questione hanno speso in media 9.600 euro
al metro quadro. La verità è che probabilmente sono diretti al piano A, quello delle Amenities (scritto in
inglese, nonostante la maggior parte degli acquirenti siano italiani) dove si
trovano la piscina indoor, la palestra e le aree comuni. Il piano A è appena
sotto il primo piano, che in realtà a sua volta è un settimo piano rispetto al
livello del suolo: la torre, infatti, posa su un basamento rialzato sotto il
quale sono previsti negozi e un'area predisposta per grandi eventi e
manifestazioni. Per andare ai parcheggi i residenti devono per forza passare
dalla reception, aperta nella hall principale 24 ore su 24: i parcheggi non sono collegati direttamente con le abitazioni per
motivi di sicurezza. «Le residenze nelle torri – ci spiega Fort-Brescia – sono
state progettate pensando a inquilini che le abitassero tutti i giorni. Non c'è
un target specifico, ma abbiamo pensato solamente ad intercettare i bisogni dei
futuri residenti della città di Milano. Abbiamo progettato per gli abitanti del
posto».
Per questo
motivo il team dello studio Architectonica di Miami, guidato da Fort-Brescia
(che per l'occasione ha risvegliato le sue origini, per metà italiane da parte
di madre ligure), prima di cimentarsi nel design di Solaria e Aria ha condotto
diversi studi sul modo di abitare a Milano. «Tutti innanzitutto mi chiedevano
la ventilazione naturale in ogni stanza – elenca l'architetto che ha chiesto ai milanesi cosa volevano nelle
loro case del futuro – compresa in cucina e in bagno. Poi la luce da più di un lato della casa, se possibile
con tripla e perché no addirittura quadrupla esposizione. Grandi finestre per non dover accendere la luce
durante il giorno, la circolazione dell'aria in tutte le stanze per non
dipendere dall'aria condizionata. Insomma tutti aspetti che rendono la casa
davvero sostenibile». A tutte queste richieste ha cercato di rispondere il team
di Arquitectonica.
L'architetto,
mentre visita per la prima la sua torre volta rifinita e pronta ad essere
abitata, sottolinea come a New York un edificio del genere avrebbe potuto
essere un semplice parallelepipedo, con appartamenti esposti solamente da un
lato, e incontrare lo stesso il successo sul mercato. «In realtà queste
richieste – aggiunge l'architetto – hanno rappresentato per noi una sfida. Se
devi avere una grande finestra in ogni stanza devi calcolare un perimetro che
lo consenta, moltiplicando i punti di vista. Nel progetto della Solaria non c'è ripetizione o modularità. Ho cercato
di fare qualcosa che fosse molto più organico, meno industriale, e molto più
vicino al modo di pensare di vivere oggi in modo sostenibile nelle nostre
case».
L'ultimo rischio da
scongiurare è che queste torri restino delle cattedrali nel deserto, abitate
per lo più da stranieri. «Per questo sono state inserite in un progetto che
prevede diverse destinazioni d'uso, non solo uffici», precisa Fort-Brescia.
Secondo gli ultimi dati diffusi da Hines, gli acquisti dei "non
italiani" sono in crescita. «Oggi definire un acquirente di una casa
straniero è davvero difficile – precisa l'architetto – Anche a New York, Miami
o Parigi gli stranieri diventano persone del posto, fanno business nella città,
per motivi di lavoro ci vivono, spendono il loro tempo qui. E quindi comprano
un appartamento e non vivono in hotel»."