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domenica 26 giugno 2016

L'illusione europeista

Il Brexit ha messo a nudo la profonda crisi di identità dell'Europa. Finiti i nazionalismi con le due grendi guerre mondiali del 900, ci si era illusi di poter fondare una unità politica del continente. Ma già nel dopoguerra ci si chiedeva su quali valori fondare l'auspicata unità delle nazioni pochi anni prima in guerra tra loro. Ciò che si è realizzato negli anni successivi è stato di creare un enorme apparato burocratico senza alcuna consistenza politica. Gli unici elementi unificanti sono stati una unione dei mercati (che è andata di pari passo con la globalizzazione), una moneta e una banca comune. La caduta delle frontiere, la inconsistenza politica, l'assoluta prevalenza degli interessi di mercato ha creato le condizioni per un afflusso migratorio senza precedenti, favorito dlla esplosione dei tassi di natalità in vaste aree del terzo mondo. La crisi economica, la sovrappopolazione del territorio, la cementificazione, la distruzione ambientale, la crecita delle megalopoli e delle periferie degradate è stata la conseguenza della confusione mentale e della mancanza di un disegno unitario nella creazione della cosidetta Unione Europea. Senza contare gli errori della aggregazione di nazioni tanto diverse e in situazioni economiche differenti che ha portato nel calderone europeo un numero spropositato di paesi di difficile o impossibile integrazione, rispetto ai sei paesi fondatori. La crisi greca e ora l'uscita della Gran Bretagna sono l'annuncio della prossima fine dell'UE come è stata concepita fino ad oggi. E' finito il tempo delle illusioni e dei regolamenti parcellari sulla lunghezza delle zucchine e sulla curvatura delle banane. Suona la campana a morto anche per l'enorme apparato burocratico fatto di carrozzoni, doppioni e di incarichi inutili profumatamente pagati. Si tratta di creare una visione politica sul futuro europeo, una visione che non puo non essere legata alla storia e alla natura della terra europea (una volta magnifica ed oggi ridotta a una distesa di cemento). Senza questa visione, non ci sara' più alcuna europa unita. Meglio allora tornare alle vecchie nazioni, alle frontiere difese e controllate, alle identità nazionali, a mercati più ristretti ma efficienti, agli interessi delle singole zone europee. Si e voluto creare un cittadino artificiale di una unione artificiale i cui unici valori erano nel mercato e nella finanza. Come sempre accade quando non si da valore alla cittadinanza, i cittadini si sono moltiplicati fino ad arrivare a settecento milioni con la prospettiva di crescere rapidamente per ancora più massiccie migrazioni. La perdita di identità e di benessere è senza ritorno. O ci si ferma ora, o la disintegrazione europea esploderà in pochi anni.

1 commento:

  1. "La perdita di identità e di benessere è senza ritorno."

    Lo e', ma non per la finanziarizzazione, bensi' per l'abbreviazione delle distanze, fisiche e culturali, che la tecnogia del trasporto dell'informazione e delle merci/persone ha reso possibile, e che fa ormai del mondo intero un unico piccolo "villaggio globale". L'urss e' crollata per questo: in un'epoca del genere, tenere ingabbiate merci e persone con la forza nel villaggio natio, era diventato assurdo e possibile solo con l'uso eccessivo della violenza.

    Stanno sparendo le lingue, altro che le nazioni e le culture, e spariscono rapidamente e spontaneamente, perche' lo scopo della lingua e' comunicare con tutti quelli con cui si interagisce, volenti o nolenti. Cioe', ormai, tutti.

    Trovo che sia del tutto ridicolo e infantile che le stesse persone che invadono i resort turistici ai quattro angoli del mondo (prima lo facevano come colonizzatori, ora, anche, per "esportare la democrazia") poi si lamentino perche' qualcuno di quei loro camerieri prende anche lui l'aereo (o il barcone) per rendere la visita.

    Spostare una pedina illudendosi che il resto gioco continui come se nulla fosse successo, e', appunto, illusorio. Quando si sposta una pedina, si riarrangiano anche tutte le altre, in un modo che e' in primo luogo imprevedibile, e in secondo luogo rispondente a logiche che poco o nulla hanno a che fare con i nostri desideri, se non magari, apposta, per deluderli.

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